La sontuosità del Brandy
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ToggleCon il termine Brandy si fa riferimento allo spirito ricavato dalla distillazione del vino dopo un necessario ed imprescindibile periodo di invecchiamento in botte.
Tutto il mondo produce questa acquavite, tuttavia i maggiori produttori sono Francia (madre patria del brandy), Italia e Spagna; in alcuni casi determinate regioni, come per il Cognac o l’Armagnac, hanno dato il proprio nome al brandy prodotto.
Tutti concordano nel dire che il primo, e forse più importante, segreto per produrre un brandy pregiato è il vino di base utilizzato per tutto il procedimento: questo vino dovrà essere bianco, molto fresco, pulito, non aromatico e con una bassa gradazione alcolica. Inoltre, non è ammessa nemmeno la più minima presenza di solfiti o conservanti che potrebbero compromettere il distillato trasmettendo così un sapore sgradevole al prodotto finale.
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Vino utilizzato e distillazione
Le uve bianche utilizzate per la creazione del vino base variano a seconda del luogo di produzione, tuttavia, si può osservare un parallelismo tra il nostro paese che adopera
maggiormente il Trebbiano, sia toscano che romagnolo, e la Francia, lì conosciuto con il diverso nome di Ugni blanc.
La distillazione del brandy non possiede molto particolarità rispetto a quella degli altri distillati, eventualmente varia lievemente a seconda della caratteristiche di struttura e aroma che si vogliono conferire al risultato finale: anche qui, infatti, la distillazione è classica, doppia con alambicchi di rame discontinui o alambicchi continui. Chi vuole dare quel tocco in più utilizza l’alambicco Charentais, solitamente utilizzato per la creazione del Cognac. Nella prima distillazione si scartano testa e coda che tuttavia non verranno buttate completamente ma ridistillate. Alla fine del processo di distillazione il brandy non può ancora considerarsi tale, manca infatti la fondamentale e determinante fase dell’affinamento in botte.
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L’affinamento in botte
Questo momento è fondamentale per una corretta e completa creazione del brandy tanto da rendere le botti in legno un vero e proprio ingrediente che contribuisce alla determinazione della qualità del prodotto. Tale elemento è così importante poiché è proprio nel momento di affinamento in legno che il distillato viene in contatto con il legno, il quale col tempo rilascia tannini, i suoi aromi e sapori che saranno diversi a seconda del tipo di legno usato ed il livello di tostatura dello stesso. In particolare, le botti considerate più pregiate e garanti di un prodotto eccellente sono quelle di legno di quercia proveniente dall’Allier e dal Limousine.
Durante il lento scorrere del tempo, poi, il distillato nella botte inizia ad evaporare, ossidarsi ed ossigenarsi, permettendo lo sviluppo di un nuovo livello di note aromatiche complesse di spezie e frutta secca, ed allo stesso tempo il suo gusto si arrotonda ed arricchisce diventando maturo. Bisogna tenere presente, inoltre, che non è detto che il brandy riposi nella medesima botte per tutto il periodo di affinamento, può succedere infatti che all’inizio vengano usate botti nuove magari leggermente affumicate, ma successivamente si verifichi il passaggio a botti più vecchie che non forniscono nuovi aromi o sapori ma semplicemente fanno respirare il prodotto. Tutto ciò renda evidente come il procedimento che porta alla nascita di questo capolavoro sia estremamente lento e necessiti di grande pazienza e precisione.
Per quanto riguarda le tempistiche solitamente un brandy riposa per non meno di 3 – 5 anni in botte; ovviamente tutto dipende dalle caratteristiche del distillato stesso. Esistono anche brandy che raggiungono la piena maturazione con 10 anni di affinamento, fino ad arrivare a 30 – 40.
Da sottolineare, inoltre, che solitamente non si calcola l’anna di un brandy perché generalmente è il frutto di un blend di distillati di annate diverse. Se proprio si vuole fare un calcolo però bisogna sapere che l’età corrisponde sempre all’età del brandy più giovane. In casi eccezionali in cui è stato possibile produrre un brandy d’annata, allora sull’etichetta sarà segnalato.
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Normative
La disciplina relativa al procedimento di produzione del brandy e alla materia prima utilizzata per la sua creazione varia da paese a paese, tuttavia, l’Unione Europea ha cercate di determinare un minimo patrimonio di regole comuni prescrivendo, ad esempio, che il brandy possa essere prodotto solo a partire da acquavite di vino. Alla stessa regola ha aderito anche l’Argentina, altri paese come Australia, Stati Uniti e Sudafrica, invece, hanno deciso di servirsi, oltre al vino, anche di fecce e vinacce.
Una norma del passato e in particolare una convenzione italo – francese del 1945, invece, ha fatto chiarezza sulle terminologie utilizzabili in ragione della storica concorrenza dei due paesi nella creazione di acquaviti d’uva. In particolare, la convenzione ha stabilito che la dicitura cognac ed armagnac sia attribuibile solamente ai distillati provenienti dalle omonime zone francesi regolate da apposite norme, mentre il termine brandy sia utilizzabile per tutti gli altri distillati di vino francesi non appartenenti alle zone appena citate (cognac ed armagnac) e a quelli prodotti in tutti gli altri paesi